Il riutilizzo dei beni confiscati: il caso di Bagheria di Claudia Sparacino

Ultima modifica 26 maggio 2022

Il riutilizzo dei beni confiscati: il caso di Bagheria di Claudia Sparacino
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“Di mafia non si parlava mai, allora. Tutti sapevano che esisteva una forza maligna capace di imporre la sua volontà con coltello e il fucile. Ma chi stringesse quel coltello e chi imbracciava quel fucile era difficile dirlo. D’altronde, per chi lo sapava,  era meglio fare finta di non averlo mai saputo.
I maggiorenti del paese, i signori che giravano per i marciapiedi in giacca di pigiama col cappello a falde larghe in testa, negavano che esistesse la mafia. E quando pronunciavano  la parola piegavano le labbra in giù, come per sputare. Portavano le mani all’aria e dicevano, ridacchiando: “favole sunnu, roba per turisti”.
E con questo il paese si richiudeva sulla sua vita quotidiana fatta di soprusi, di sofferenze, di torti subiti in silenzio, di cose taciute e mai dette,  come se fosse il più felice dei paesi – D. MARAINI, 1993
Comune di Bagheria – Anno 2010 – Pagine 40