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Consegnato ieri dall’amministrazione Cinque il punto antiracket gestito dall’associazione LiberoFUTURO

Pubblicato il 28 gennaio 2016 • Comunicati

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Sarà un presidio di legalità il nuovo punto antiracket, immobile confiscato alla mafia, che è stato consegnato ufficialmente ieri, 27 gennaio, dall’amministrazione comunale all’associazione LiberoFUTURO.

Il nuovo sportello a disposizione di tutti gli imprenditori gratuitamente occuperà i locali di via Massimo D’Azeglio nel bene confiscato alla criminalità organizzata.


2A consegnare l’immobile al presidente bagherese di LiberoFUTURO Bagheria/Valle Eleuterio Gianfranco Rappa ed al responsabile di Palermo Enrico Colajanni il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque accompagnato dall’assessore Alessandro Tomasello che ha seguito i rapporti con l’associazione e gli assessori Maria Laura Maggiore e Fabio Atanasio.

Erano presenti inoltre il responsabile apicale della Direzione X Vincenzo Aiello ed il responsabile dell’ufficio beni confiscati Cosimo Tantillo che hanno curato le pratiche che si sono concluse con il contratto che è stato siglato ieri e diversi imprenditori locali.
L’immobile che torna quindi all’uso destinato alla comunità è stato assegnato con bando pubblico.

Il punto antiracket aprirà i battenti in febbraio e lo si inaugurerà – sperano gli organizzatori – alla presenza del prefetto di Palermo che verrà invitato all’evento di cui si deve stabilire ancora la data di inaugurazione.

Tra le attività principali dello sportello: informazioni e sostegno agli imprenditori che denunciano i casi di pizzo per tutto il comprensorio bagherese. L’associazione accompagnerà e coadiuverà gli imprenditori che intendono denunciare percorrendo la strada della la legalità ma offrirà anche formazione ed informazioni trai i giovani e nelle scuole e, non ultimo, l’opportunità di aderire a “consumo critico”: la scelta consapevole che i cittadini hanno di comprare prodotti, selezionandoli non solo in base al prezzo ed alla qualità, ma anche al comportamento delle imprese che ce li offrono per un’economia di legalità e sviluppo, imprese che dichiarano di non pagare il pizzo.

6L’amministrazione comunale a guida Cinque sin da subito ha messo al primo posto la legalità, l’anticorruzione, e ne sono dimostrazione le attività di inchiesta e di collaborazione con le forze dell’ordine che hanno indagato sui fatti che hanno riguardato il cimitero di Bagheria, ma gli esempi potrebbero continuare.

“Ringrazio l’associazione LiberoFUTURO per quanto ha realizzato in questo immobile e per le attività che metterà in campo con il punto antiracket presidio di legalità non solo per gli imprenditori – ha detto il sindaco Patrizio Cinque – ogni volta che si restituisce un bene confiscato alla mafia alla collettività è una vittoria della città che vuole riscattarsi e dunque un simbolo”. Il primo cittadino ha poi ringraziato la Direzione X Urbanistica diretta dall’ingegner Aiello e l’ufficio Beni confiscati guidato da Cosimo Tantillo per le attività amministrative che hanno reso possibile la consegna di ieri.

1“Il lavoro sinergico con le Forze dell’Ordine, la Prefettura, la Magistratura ma anche il ruolo fondamentale dell’Istituzione comunale devono dare forza agli imprenditori locali per non cadere sotto il gioco di usura e racket – continua il sindaco che annuncia: “anche un sindaco deve lasciare traccia, l’antimafia non può essere solo quella parolaia, non amo infatti questo termine, per me l’antimafia è la società civile, l’antimafia si fa con i fatti, dobbiamo togliere la polvere da sotto il tappeto, denunciare le facce che vediamo in giro e che invece dovrebbero essere dietro le sbarre: io lo farò! Peppino Impastato metteva i mafiosi alla gogna mediatica, ebbene vogliamo farlo anche noi e se è il caso urleremo”.

Va a ruota libera Cinque: “denunciamo comportamenti equivoci, denunciamo fiancheggiatori ma denunciamo anche i colletti bianchi ed il riferimento è anche alle questioni che hanno riguardato l’inchiesta sulla gestione dei beni sequestrati a Cosa nostra e che hanno vista indagata l’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, sospettata di corruzione e concussione in concorso con Silvana Saguto, l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale del capoluogo siciliano, figura principale dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta.

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Racconta la sua esperienza a fianco degli imprenditori, le azioni che metterà in campo il punto antiracket, riferisce delle campagne informative nelle scuole e l’importanza strategica che questo presidio di legalità sia a proprio a Bagheria, il responsabile palermitano di LiberoFUTURO Enrico Colajanni  e non manca il riferimento ai noti fatti di cronaca degli ultimi mesi in cui 36 imprenditori bagheresi, sono usciti allo scoperto ed hanno denunciato le estorsioni ed il pizzo che erano costretti a pagare denunce che hanno condotto a 22 provvedimenti cautelari a carico di capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona e danneggiamento a seguito di incendio. Le indagini hanno portato alla scoperta di almeno 50 estorsioni esercitate dai boss dal 2003 al 2013.
Una rivolta contro il pizzo che oggi ha un'altra opportunità su cui contare: il punto antiracket di via Massimo D’Azeglio a Bagheria.

 mm
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